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La nostra ditta di consulenza offre corsi per RSPP, formazione per RLS, addestramento della squadra antincendio e assistenza per la nomina del medico competente , qualora sia previsto per la vostra impresa il piano di sorveglianza sanitaria.

È probabile inoltre che se sia necessario il CPI , il certificato di prevenzione incendi, qualora la tua azienda abbia un deposito di carburante o sia di grande dimensioni,

Ricordiamo inoltre che dovrete realizzare il documento valutazione rischi che comprende il rischio rumore, vibrazioni , e non in tutte le aziende il rischio da movimentazione manuale dei carichi.

L’incarico di RSPP può essere delegato a terzi o può essere assunto dal datore di lavoro.

Nel settore dell’agricoltura, l’applicazione delle Leggi relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro hanno trovato sempre difficile applicazione per le peculiari caratteristiche delle aziende interessate.

Infatti, fino a circa 10/15 anni fa, le aziende agricole erano prevalentemente ti tipo “famigliare”, ovvero tutti gli occupati erano parenti più o meno stretti, e pertanto, dati i rapporti affettivi esistenti, non era pensabile che il “datore di lavoro” coincidente con il capo famiglia potesse mettere a repentaglio la salute e l’integrità fisica dei propri famigliari esponendoli a fattori di rischio di ogni genere nello svolgimento delle attività lavorative aziendali.

Infatti con la circolare, del 19 Marzo 1996 n. 242 il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, ha escluso dal campo di applicazione del D.Lgs. 626/94 tutte le aziende di questo tipo.

Le facilitazioni ottenute, caldeggiate con ogni probabilità dalle organizzazioni imprenditoriali di categoria, ha comportato il disinteresse della maggior parte delle aziende agricole nel predisporre un programma di adeguamento delle strutture, le attrezzature e le procedure operative alle nuove esigenze in merito alla sicurezza dei lavoratori.

Per la maggior parte si sentivano esonerate da ogni incombenza in merito.

Altre aziende, che invece impiegavano lavoratori dipendenti, fin dall’introduzione del D.Lgs. 626/94, si sono dimostrate più sensibili ai problemi legati alla sicurezza dei lavoratori.

In quel periodo era comunque spesso difficile trovare lavoratori disposti ad essere impiegati nel campo dell’agricoltura.

Da alcuni anni invece, con l’arrivo di numerosi lavoratori provenienti da paesi asiatici ed africani, si è resa disponibile manodopera disposta e predisposta a lavorare nel campo dell’agricoltura e della zootecnia.

Infatti molte aziende, che prima occupavano solo manodopera “famigliare”, attualmente si avvalgono del lavoro prodotto dai lavoratori “extracomunitari”, per cui non sono più escluse dal campo di applicazione del D.Lgs.626/94 ed ora D.lgs 81/08.

Tuttavia, ad oggi, allo scrivente risulta, per esperienza professionale, che la stragrande maggioranza delle aziende agricole, soprattutto al centro ed al sud dell’Italia, non abbiano ottemperato in tutto o in parte a quanto stabilito dalla vigente legislazione in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Pertanto nella stragrande maggioranza di queste aziende, si rilevano carenze di vario tipo riguardo la sicurezza, riassumibili in:

         Carenze strutturali

         Carenze delle macchine motrici

         Carenze delle attrezzature

         Carenze degli impianti

         Carenze procedurali

         Carenze formative e informative

         Carenze sanitarie

Una delle situazioni più comuni, per quanto riguarda la sicurezza dei lavoratori, è quella legata alla vetustà del parco macchine, trattori ed attrezzature.

Questa situazione è  dovuta per lo più dalla esigua estensione dei terreni di pertinenza di ogni azienda.

Le cause vanno ricercate nel fatto che nel nostro paese, è usanza comune che, in caso di morte di un genitore,  la proprietà terriera venga parcellizzata in parti di estensione o valore per lo più equivalenti tra gli eredi  con conseguente riduzione del terreno coltivabile.

Nel Nord Europa, invece,   la proprietà terriera della famiglia veniva e viene ereditata esclusivamente dal primogenito, con conseguente conservazione dell’estensione originaria dei terreni coltivabili.

Questo fatto, che può sembrare non pertinente al problema della sicurezza dei lavoratori,  ha comportato nel nostro paese, la sistematica sottoutilizzazione delle attrezzature in genere e soprattutto dei trattori.

Queste macchine, nelle nostre aziende, invecchiano stando ferme, in quanto  scarsamente utilizzate per i seguenti motivi: il periodo di ammortamento finanziario dei trattori è previsto in 10 anni, con un uso di circa 1000 ore all’anno.

Con aziende di 5/6 Ha (estensione media di buona parte delle aziende agricole sul nostro territorio), è impossibile utilizzare i trattori per i tempi previsti dal loro periodo di ammortamento finanziario.

Nemmeno è pensabile che l’agricoltore rinunci ad avere sempre a disposizione le proprie macchine. Potrebbe affidarsi a contoterzisti, ma ciò comporterebbe un grave rischio, in quanto gli spazi temporali in cui devono essere effettuate determinate operazioni colturali sono sempre piuttosto stretti, ed il poter disporre di propri mezzi dà all’agricoltore la sicurezza di poterle eseguire correttamente e nei periodi previsti.

E’ quindi facile trovare ancora in uso trattori che lavorano da 30 e più anni.

A queste macchine l’agricoltore  rinuncerebbe con difficoltà, vuoi per il motivo sopradetto e vuoi spesso anche per “ragioni affettive”.

E’ evidente che i trattori e le macchine più vecchie risultano per lo più prive dei dispositivi di sicurezza presenti sulle macchine più moderne.

Inoltre non sono mai rispondenti ai requisiti di ergonomia e di comfort che attualmente si richiedono dalle macchine agricole moderne e su cui l’operatore spesso lavora per tutta la giornata.

Un altro problema diffuso è quello legato agli  impianti, spesso dovuto ad una mancanza di manutenzione effettuata da personale qualificato.

L’agricoltore tende per abitudine a fare quello che può da solo, per evitare “spese inutili”.

Come conseguenza è facile trovare aziende prive di impianto elettrico a norma e certificato da installatore autorizzato.

Per lo più gli impianti sono realizzati alla meno peggio  e con imperizia dal titolare dell’azienda con tutti i rischi che ne conseguono per gli utilizzatori.

Altra situazione comune è quella presente nell’ “officina aziendale”, dove, oltre all’impianto elettrico non a norma, si rilevano spesso attrezzature per lo più prive delle protezioni previste dalla legge ed in cattivo stato di manutenzione.

L’uso di sostanze chimiche, necessario in agricoltura per le operazioni di diserbo, lotta agli insetti e concimazione, è estremamente diffuso.

Vengono utilizzati prodotti classificati Nocivi, Tossici, Irritanti e pericolosi in genere.

Gli agricoltori effettuano spesso la preparazione delle soluzioni da utilizzare senza adottare le prescritte misure di sicurezza.

Al momento dell’’irrorazione molti non indossano i prescritti indumenti e mezzi protettivi.

Prevale l’abitudine di non cambiarsi d’abito e fare la doccia prima di rientrare in casa.

Le sostanze pericolose non vengono spesso conservate in ambienti a norma e ben areati.

Questi ed altri fattori fanno si che vi sia ancora una notevole incidenza di malattie polmonari anche proliferative negli addetti all’agricoltura.

In particolare si vuole a questo punto restringere il campo di interesse dal mondo dell’’agricoltura in generale a quello più specifico della “zootecnia”.

Una consulenza sicurezza sul lavoro a partire da 300 euro l’anno da professionisti RSPP del settore, ed esperti della nuova normativa decreto legislativo n° del 2008.

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