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Il nostro laboratorio di analisi degli alimenti e delle acque è accreditato accredia ed autorizzato dalla Regione,di seguito riportiamo un testo sulla normativa per la sicurezza alimentare del d.lgs 155/97, ricordiamo che questo è stato abrogato dal Reg ce 852/04.
Nell’azienda i lavoratori ed il datore di lavoro dovranno frequentare i corsi di formazione HACCP , ed in caso di visita ispettiva si dovrà avere sempre a disposizione il Manuale HACCP come previsto dalla normativa per l’autocontrollo alimentare , che tral’altro obbliga l’azienda ad una serie di analisi semestrali delle superfici, ed in alcuni casi degli alimenti o dei prodotti finiti.
Con l’emanazione del decreto legislativo n. 155 del 26 maggio 1997 non appare illusorio affermare che la tumultuosa crescita della disciplina generale sul controllo della sicurezza igienica dei prodotti alimentari ha trovato il suo nuovo punto di equilibrio.
Con il recepimento, in virtù del suddetto decreto, finalmente realizzato delle direttive 93/43/CEE e 96/3/CE «concernenti l’’igiene dei prodotti alimentari», ha trovato finalmente sbocco conclusivo il confuso fluire di atti normativi nazionali di recepimento del diritto comunitario in questo estremamente delicato settore della vicenda economica dell’Unione Europea.
Dal 1992 ad oggi è stato infatti un inseguirsi di decreti di recepimento, peraltro non di rado in clamoroso ritardo sui tempi prescritti dalla Commissione CEE , di direttive comunitarie talora «orizzontali», ma più spesso «verticali», ovvero disciplinanti specifici segmenti merceologici.
Un disordine, questo, che ha fatto sorgere problemi di coordinamento giuridico tutt’altro che semplici, ove si consideri che – come avremo modo di esemplificare nel presente lavoro sono capitati casi di sovrapposizione di disposizioni «verticali» ed «orizzontali» che il buon senso avrebbe voluto entrassero in vigore in ordine temporale esattamente… opposto a quanto in realtà si è verificato.
In altri termini, per il principio, adottato nel nostro ordinamento giuridico, della prevalenza della norma più giovane rispetto a quella più anziana, si corre il rischio di norme «generali» che sono sopraggiunte ad abrogare tacitamente norme «speciali», ovvero: «mirate» per la disciplina di fenomeni di peculiari settori della produzione e/o distribuzione al consumo di sostanze alimentari.
Vero è che il detto principio di «successione delle leggi nel tempo» deve essere contemperato con l’altro della «prevalenza della norma speciale rispetto a quella generale»; sennonché a complicare – se possibile – ulteriormente il quadro sistematico interviene un ulteriore dato interpretativo: quello della non sempre coincidente posizione delle normative in tenzone rispetto alla scala della «gerarchia delle fonti» del diritto.
Così, tanto per calare nel concreto questo nostro «SOS» interpretativo, succede che le regole «orizzontali» (o «generali» che dir si voglia) del decreto legislativo n. 155 potrebbero soccombere rispetto a quelle del D.P.R. n. 54 del 14 gennaio 1997, di epoca anteriore ma «verticali» (ovvero: «speciali» in quanto riguardanti solo il «latte» ed «Ì prodotti a base di latte» )… se non fosse che in quella scala gerarchica il D.P.R. n. 54, ovvero: il
«regolamento» che esso contiene, si colloca più in basso rispetto al «decreto legislativo»!
E così il nostro interprete di queste normative – «interprete» che non è solo o tanto il «ricercatore accademico», quanto è soprattutto l’operatore quotidiano del diritto (dal vigile sanitario al veterinario fino al magistrato) e prima ancora il cittadino-imprenditore destinatario primario delle norme cui deve obbedire… previa loro comprensione od interpretazione però… – si ritrova risospinto nell’alto mare dell’.., incertezza
del diritto.
Di questi problemi giuridici, ed altri di similare angoscia mentale, questo lavoro si fa volenterosamente carico, senza assolutamente la presunzione di riuscire a ridare organicità ad una produzione giuridica che -lo si riconosca con franchezza _ ha proprio nella «disorganicità» il suo peccato originale e… non veniale.
Nuove e non semplici angosce dunque per !’interprete del diritto sugli «alimenti», angosce che peraltro non devono e non riescono a far sfumare quelle più antiche legate alla necessità di raccordo tra le nuove normative «orizzontali» e quelle già esistenti nel nostro ordinamento. Ci riferiamo al rapporto, in particolare,
tra il decreto legislativo n. 155 HACCP, da una parte, e il decreto legislativo n. 123 del 3 marzo 1993 sul «controllo ufficiale» dei prodotti alimentari ed ancor prima con quella che è la «madre» delle «leggi-quadro» del settore: l’ancora in vita legge 30 aprile 1962, n. 283, dall’altra parte.
La questione è di primaria importanza per chi voglia seguirci poi nel percorso di studio delle singole norme e vale la pena di abbozzarne immediatamente la linea generale di soluzione.
In pratica la legge n. 283/1962 va colta – seguendo del resto la «cultura» dell’epoca in cui nacque – come, prevalentemente, posta a disciplinare la salubrità del prodotto alimentare (peraltro visto in tutto l’arco della sua vita).
Il decreto legislativo n. 123 invece ridisegna il «controllo ufficiale» (3) spostando l’attenzione dal prodotto al «processo» di elaborazione degli alimenti. Il decreto n. 155 del 1997 accentua invece il ruolo delle aziende alimentari attraverso l’introduzione dell’obbligo dell’ « autocontrollo».
Un percorso normativa che si illumina dell’idea della «prevenzione» a discapito (entro certi limiti, naturalmente) di quella della «repressione».
Il tutto con il dichiarato obbiettivo di un controllore pubblico che «collabora» più che spiare e reprimere il «controllato privato» nella ricerca del risultato della «sicurezza igienica» di alimenti e bevande. Questi dunque i fili da seguire nella complessità – o groviglio, in certi punti – di un sempre più affollato settore della legislazione nazionale che è ormai tempo di elevare a dignità di «sistema giuridico». Sulla base di queste riflessioni e con l’aiuto del buon senso comune, più che di quello giuridico, ci è apparso inevitabile aprire l’opera con una parte dedicata alla generale disciplina del «controllo ufficiale» e farla seguire poi da quella rivolta all’analisi della disciplina generale in tema di «autocontrollo alimentare HACCP» (d.lgs. n. 155/1997) per poi chiudere con quello che costituisce il nucleo storico di questo lavoro (4) avviato al capo del quarto lustro di vita: la legge n.283/1962, integrata dal suo regolamento generale di esecuzione (D.P.R. n. 327/1980). Il tutto, come sempre, coordinato con altre normative «minori», organiche agli obiettivi «sistematici» che ancora una volta ci siamo proposti.